11 maggio 2013

Stress: una definizione del termine


Il termine “stress”, da principio impiegato in ingegneria per indicare la tensione a cui viene sottoposto un materiale rigido in condizioni di sollecitazione, è stato introdotto in medicina da Selye nel 1936 ed è ormai entrato nel linguaggio comune per indicare un fattore negativo che rischia solo di farci ammalare. In realtà ciò non è completamente corretto. 
Lo stress può essere definito come una reazione che riguarda l’intero organismo finalizzata alla risposta verso stimoli (sia fisici che psichici) che possono comprometterne l’equilibrio. La caratteristica importante di questa reazione è quella di favorire un adattamento attivo alle richieste ambientali. Obiettivo ultimo è garantire la sopravvivenza
Lo stress, secondo Selye, è una risposta essenziale per la vita: “La completa libertà dallo stress è la morte”.  Contrariamente a quanto si possa pensare, noi non dobbiamo, ed in realtà non possiamo evitare lo stress, ma possiamo andargli incontro in modo efficace traendone vantaggio, imparando di più sui suoi meccanismi, e adattando ad esso la nostra filosofia dell’esistenza.
L’intoppo si verifica se la risposta allo stress dura troppo a lungo, come quando la fonte di stress è costante (stress cronico), oppure se la risposta continua anche dopo che il pericolo è cessato.
In particolari condizioni, dunque, la reazione di stress da risposta funzionale si può trasformare in un possibile fattore di rischio per la salute sia fisica che psichica. Esistono inoltre alcuni disturbi in cui la presenza di un evento o condizione stressante ha uno specifico ruolo scatenante, come il Disturbo Post-traumatico da Stress, il Disturbo Acuto da Stress, il Disturbo dell’Adattamento.
Selye definì “sindrome generale di adattamento” l’insieme delle reazioni dell’organismo conseguenti ad una prolungata esposizione a stress. Essa è costituita da tre fasi successive: una prima fase di allarme, con una reazione di stress acuto in cui vengono mobilizzate le difese dell’organismo; una seconda fase, di resistenza, in cui l’organismo è impegnato nel fronteggiare lo stress; una terza fase, di esaurimento, che subentra quando l’esposizione allo stimolo stressante continua nel tempo e l’organismo non può mantenere oltre lo stato di resistenza. 
Molti stimoli emozionali possono innescare questa risposta, compresi i cambiamenti e altresì quelli positivi (come ad esempio il fidanzamento, la laurea, la nascita di un figlio, una promozione nel lavoro, cambiare casa ecc.). I cambiamenti possono essere pertanto lievi e relativamente innocui (come vincere una gara, la visione di un film horror, o andare sulle montagne russe) importanti (come il matrimonio o il divorzio, una malattia grave o un incidente d'auto) o estremi (come ad esempio l'esposizione alla violenza o a catastrofi naturali che possono portare a sintomi da stress post-traumatico). 
In generale, maggiore è la gravità oggettiva dello stimolo o evento stressante, tanto maggiore sarà l’aspecificità della risposta (ad es. un terremoto genera in tutti una risposta molto simile - spavento, fuga, ricerca di un riparo); minore è la gravità oggettiva dell’evento stressante tanto più la reazione sarà “personalizzata” (un esame universitario, ad esempio, può provocare a seconda delle persone un incremento dell’energia per affrontare la prova, oppure ansia, o ancora depressione o evitamento). 
E’ importante, in conclusione, capire quale tipo di stimoli o eventi producono in noi maggiore stress, qual è la propria risposta personalizzata in modo da coglierne in tempo i segnali e imparare a trovare un modo equilibrato per reagire ad essi. 


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...